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cesse, che messere Antonio con onorevole compagnia
già in sulla piazza de Peruzzi si era, aspettando che
uscissor di fuori quelli che col cancellieri cenato avieno.
[26] E uscendo, innanzi egli facendosi con debite salu-
tazioni, quelli singulari maestri per la mano prendea di-
cendo:
E piacerà alla vostra carità venire a vedere una no-
stra casa?
Il maestro Luigi, che seco molta contezza avea, pre-
stissimamente rispuose:
Vedete, messere, che incontro a vvoi noi ci facciamo
per fare quanto a vvoi piacere si fia .
[27] E tutti insieme nella ricca casa entraro; e passato
per lo cortile, dove a mano destra era una loggia rica-
mente ornata di tappeti, pancali e splendidissimi capo-
letti, e oltre passando entrarono al giardino, dove in
s uno pratello circundato d altissimi arcipressi e abeti,
melaranci e melagrani, alori, mortini e ulivi, aparechiato
si era da sedere richissimamente, con una credenza da
uno de canti, suvi molte argentiere con molte e varie
confezzioni e frutti, coÙmolti vasi di vetro pieni di pre-
ziosissimi vini. [28] Era in quell ora nel giardino uno
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Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
piacevolissimo rezzo che tutta la gioconda brigata rin-
frescava. [29] Posto a ssedere i valenti uomini, France-
sco, che lietissimo era, chiese il suo organetto e comin-
ciò sì dolcemente a ssonare suoi amorosi canti che
nessuno quivi si era che per dolcezza della dolcissima er-
monia noÙlli paresse che l cuore per soprabondante liti-
zia del petto uscire gli volesse.
[30] E mentre che queste cose sì si facieno, uno inn
abito assai onesto e quieto venne e domandò del mae-
stro Marsilio e che per dio avea grande bisogna di parla-
re a llui per cosa necessaria e di fretta. [31]Fu detto al
maestro, ed elli umanamente dicea che inanzi a llui si fa-
cesse, dicendo:
Che adimandate, buono uomo?
A cui elli rispuose:
Maestro, io non mi curerò per essere sentito, perché
più tosto e coÙmeno impaccio fornirò la mia faccenda.
[32] Or coÙlla buona ventura il maestro dicea ,
dite quanto e come a vvoi pare.
Io, maestro, arei bisogno che voi mi dicessi qual co-
sa è migliore a gittare la pietra, imperò ch uno mio fra-
tello bisogno grandissimo n hae .
[33] A cui il maestro soramente rispuose dandogli
molti rimedi; a cui il buon uomo non altrementi dicea:
Maestro, maestro non val né gotta .
Per che il maestro sopragiunse ancora più e più rime-
di, a ccui il buono uomo simile risposta a quella che fat-
ta avea faceva. [34] Il perché, avendo detti molti e molti
e infiniti ripari e rimedi e più non avere che dire, e l
buon uomo pure rispondea non valere né gotta, ed elli
cedette e disse:
Non ne so più mi .
[35] A cui il buono uomo sogiunse:
Volete voi, maestro, che io a voi ne nsegni una mi-
gliore che di quante dette n avete, e noÙme lo negerete?
A cui prestissimamente rispuose:
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Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
A mme fia singularissima grazia a saperlo . Ed elli
sogiunse:
Sapiate adunche, maestro mio, e per certo tenete
ch ell è la polvere da bombarda, e promettovi che gran-
de pruove tutto giorno vedere se ne puote .
[ 36] Il maestro, che ancora non avea conosciuto Bia-
gio di Sernello, il quale era quelli che, mutato abito e
forma, il dimandava, prestamente rispuose:
Voi dite il vero e avete ragion .
[37] Ma, poi che Biagio si fu apalesato e lasciato l abi-
to che avea, il maestro stupefatto saziare non si potea di
mirallo; e abracciato strettamente disse:
Biagio mio, io voglio esser omai de tuoi discepoli in
tutte le cose, ma singularmente in medicina di pietre .
[38] Fece la brigata grandissime risa e sollazzo di
questo, imperò che neuno ancora s era acorto che quello
Biagio si fosse.
[39] E così in festa la collazione splendidissimamente
aparechiata si fue; e lietissimamente fornita, parve al pa-
dre Coluccio essere tempo che messer Antonio la briga-
ta invitasse alla gita del Paradiso, e così lo fece per que-
sta maniera:
Voi, padri e maestri singularissimi miei, per vostra
carità m avete fatto tanta cortesia che questa vostra casa
avete voluta vedere. [40] Piacesse a dDio fosse tale qua-
le merita le vostre virtudi; il perché sommamente voi ne
ringrazio, sperando di corto che vorrete vederne un al-
tra, la quale qui di fuori presso alla città voi avete. [41]
Il tempo sia omai nella vostra elezione; ma tanto dire vi
voglio che, inanzi che di qui vi partiate, eleggerete il
quando a vvoi piaceràe. Tanta forza con vostra licenza
usare me ne pare, non veggendo io abilemente potervi sì
unitamente acozzarvi come al presente sì siete .
[42] Ristrinsonsi insieme i maestri e finalmente comi-
sono nel cancellieri la lezione di quel dì che dovessono
gire, e quello che a llui piacea tutti concorrieno di fare.
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Giovanni Gherardi - Il paradiso degli Alberti
[43] Rimaso adunche la lezione del dì al cancellieri,
ed elli prestissimamente rispuose così in nome di tutti al
cavaliere:
Perché i buoni e piacevoli pensieri, messere Anto-
nio, prestissimamente in essecuzione mettere si deono, e
per voi contentare, vi rispondo che domattina noi tutti
insieme al Paradiso saremo; omai sanza altre eccezzioni
da noi fatte questo empiere vedrete .
[44] Ringraziò la brigata il cavalieri; dapoi partitosi
con grazioso commiato, ciascuno a lloro magioni torna-
ro, rimagnendo prima tutti insieme doversi trovare la
mattina per lo fresco al Paradiso, come promesso avie-
no.
[45] Venuta dapoi la mattina e trovatosi la brigata al
grazioso luogo, come la sera dinanzi ordinato avieno, e
trovato messer Antonio co fratelli e con sua onorevole
compagnia, entrato dentro al palagio, con grandissima
letizia riceuti, dove tutti insieme ne girono alla cappella,
e quivi aparechiato, um prete una messa con modesto
modo si disse. [46] E finita la messa, con molta giocon-
dità nel giardino delli abeti apresso alla fonte ne giro,
dove aparechiato si era da ssedere con molti richi panca-
li, e ivi apresso ritto uno dirizzatoio in sul quale erano
molti vasi d ariento con altri pieni di preziosissimo vino
e di varie e peregrine confezzioni; eravi ancora molti
frutti soavi e freschi: ciriege, poponi, ottimi e rugiadosi
fichi. [47] E comminciata la collazione a quelli dolcissi-
mi rezzi per molti e molti sergenti che puliti e lietamente
servieno, rinfrescandosi coÙlla frigidissima aqua, cantan-
do per le cime de li odorosissimi pini, abeti e cipressi in-
finito numero d uccelletti, sì che ciascuno di loro essere
istimava nel più bel paradiso, dapoi fatta la collazione
veduto per la prateria diversi e strani animali, somma-
mente piacevoli e maravigliosi quelli considerate e vede-
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