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della sposa di Nin vide distinte
l opere tutte; e vide a piè del moro
Piramo e Tisbe, e già le gelse tinte;
e il grande Ercul vide tra costoro
in grembo a Iole, e Biblis dolorosa
andar pregando Cauno pietosa.
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Ma non vedendo Vener, le fu detto,
né conobbe da cui: In più secreta
parte del tempio si sta a diletto;
se tu la vuo , per quella porta cheta
te n entra. Ond essa sanz altro rispetto,
Letteratura italiana Einaudi 218
Giovanni Boccaccio - Teseida delle nozze d Emilia
in abito quale era mansueta,
là s appressò per entrar dentro ad essa,
per l ambasciata fare a lei commessa.
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Ma essa lì nel suo primo venire
trovò Ricchezza la porta guardare,
la qual le parve assai da reverire;
e lasciata da lei quiv entro entrare,
il luogo vide oscur nel primo gire;
ma poca luce poscia per lo stare
vi prese, e vide lei nuda giacere
sopr un gran letto assai bello a vedere.
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Ella avea d oro i crini e rilegati
intorno al capo sanza treccia alcuna;
il suo viso era tal, che più lodati
hanno a rispetto bellezza nessuna;
le braccia e l petto e pomi rilevati
si vedean tutti, e l altra parte d una
veste tanto sottil si ricopria,
che quasi nulla appena nascondia.
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Oliva il luogo di ben mille odori;
dall un de lati Bacco le sedea,
da l altro Ceres con li suoi savori;
e essa seco per la man tenea
Lascivia e l pomo il quale, alle sorori
prelata, vinse nella valle idea.
E tutto ciò veduto, porse il priego,
il qual fu conceduto sanza niego.
Letteratura italiana Einaudi 219
Giovanni Boccaccio - Teseida delle nozze d Emilia
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Di Palemon le voci adunque udite,
subito gì la dea ove chiamata
era, per che allora fur sentite
diverse cose en la casa sacrata,
e sì ne nacque in ciel novella lite
intra Venere e Marte; ma trovata
da lor fu via con maestrevol arte
di far contenti i prieghi d ogni parte.
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Stettesi adunque, mentre il mondo chiuso
tenne Appollo di luce, Palemone
dentro dal tempio sagrato rinchiuso
continuo in divota orazione,
sì come forse in quel tempo era in uso
a chi doveva far mutazione
d abito scuderesco in cavaliere,
come e doveva che era scudiere.
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E certo li predetti innamorati
per lor piacevolezza in generale
da tutti gli Atteniesi erano amati;
per che l iddii da ciascun con equale
animo furon tututti pregati
che li guardasser d angoscia e di male,
e ciascheduno in modo contentasse
che di lor nullo mai si biasimasse.
Come Emilia sacrificò a Diana.
Letteratura italiana Einaudi 220
Giovanni Boccaccio - Teseida delle nozze d Emilia
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Fra gli altri che all iddii sacrificaro,
fu l una Emilia più divotamente;
la qual, sentendo quanto ciascun caro
era de due amanti alla sua gente,
non sofferse il suo cuor d esser avaro
di porger prieghi a Diana possente,
in servigio di que ch amavan lei
più che gli uomini in terra o n cielo i dei.
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E le serventi sue tutte chiamate,
co corni pien d offerte ragunare
le fé davanti a sé e disse: Andate,
fate di Diana li templi mondare,
e le veste e liquor m aparecchiate
e l altre cose da sacrificare.
Elle n andaro, e essa, in compagnia
di molte donne onesta, là seguia.
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Fu mondo il tempio e di bei drappi ornato,
al quale ella pervenne, e quivi presto
tutto trovò ch ella avea comandato;
e poi in loco a poche manifesto,
di fontano liquore il dilicato
corpo lavossi, e poi, fornito questo,
di bianchissima porpora vestissi,
e biondi crin dalli veli scoprissi.
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Quinci scoperse la sacra figura
di quella dea cui ella più amava,
Letteratura italiana Einaudi 221
Giovanni Boccaccio - Teseida delle nozze d Emilia
e con la bianca man la fece pura,
se forse alcuna nebula vi stava;
poi senza avere in sé nulla paura
sovra l altar soave la posava,
e quindi, di mirifici liquori
rorando, il tempio riempié d odori.
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E coronò di quercia cereale,
fatta venire assai pietosamente,
tututto il tempio e l suo capo altrettale;
poi fatto il grasso pin minutamente
spezzare a servi, con misura equale
sopra l altare, molto reverente
due roghi fece di simil grossezza,
né ebbe l un più che l altro d altezza.
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Quindi con pia man v accese il foco;
e quel di vino e di latte inaffiato
per tre fiate temperò un poco;
e poi lo ncenso preso e seminato
sopra di quello, riempié il loco
di fummo assai soave in ogni lato;
e poi si fé più tortole recare,
e l sangue lor sopra l foco sprizzare.
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E molte bianche agnellette bidenti,
elette al modo antico e isvenate,
si fé recare avanti alle sue genti;
e tratti loro i cuori e le curate,
ancor li caldi spiriti battenti,
Letteratura italiana Einaudi 222
Giovanni Boccaccio - Teseida delle nozze d Emilia
sopra gli accesi fuochi l ha posate;
e cominciò pietosa nello aspetto
così a dir come appresso fia detto:
L orazione d Emilia a Diana.
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O dea a cui la terra, il cielo e l mare
e regni di Pluton son manifesti
qualor ti piace di que visitare,
prendi li miei olocausti modesti
in quella forma che io gli so fare;
ben so se degna di maggior che questi,
ma qui al più innanzi non sapere
supplisca, dea, lo mio buon volere.
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E questo detto, tacque tanto ch ella
vide ogni parte delli roghi accesa;
poi dinanzi a Diana la donzella
s inginocchiò e, da pietate offesa,
di lagrime bagnò la faccia bella,
la quale inver la dea avea distesa;
quindi chinata stette assai pensosa,
poi la drizzò tututta lagrimosa;
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e cominciò con rotta voce a dire:
O casta dea, de boschi lustratrice,
la qual ti fai a vergini seguire,
e se delle tue ire vengiatrice,
sì come Atteon poté sentire,
allora ch el più giovin che felice,
Letteratura italiana Einaudi 223
Giovanni Boccaccio - Teseida delle nozze d Emilia
dalla tua ira ma non dal tuo nervo
percosso, lasso!, si mutò in cervo,
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odi le voci mie, s io ne son degna,
e quelle per la tua gran deitate
triforme priego che tu le sostegna;
e se e non ti fia difficultate,
a lor donar perfezion t ingegna,
se mai ti punse il casto cor pietate
per vergine nessuna che pregasse
over che grazia a te adomandasse.
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Io sono ancora delle tue schiere
vergine, assai più atta a la faretra
e a boschi cercar che a piacere
per amore a marito; e se s aretra
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