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comprati mimi; e ciondoli e livree 110
patrizie, diplomatiche e plebee,
lordate a gara;
e d ambo i sessi adulteri vaganti,
frollati per canizie anticipata;
Letteratura italiana Einaudi 135
Giuseppe Giusti - Poesie
e con foia d amor galvanizzata 115
nonni eleganti;
simili al pazzo che col pugno uccide
chi lo soccorre di pietà commosso,
e della veste che gli brucia addosso
festeggia e ride. 120
Letteratura italiana Einaudi 136
Giuseppe Giusti - Poesie
PER IL PRIMO CONGRESSO DEI DOTTI
TENUTO IN PISA NEL 1839
Di sì nobile Congresso
si rallegra con se stesso
tutto l uman genere.
Trai potenti della penna
non si tratta, come a Vienna, 5
d allottare i popoli.
E per questo un tirannetto
da quattordici al duetto
grida: Oh che spropositi!
Questo principe toscano, 10
per tedesco e per sovrano,
ciurla un po nel manico.
Lasciar fare a chi fa bene?
Ma badate se conviene!
via, non è da principe. 15
Inter nos, la tolleranza
è una vera sconcordanza,
cosa che dà scandalo.
Non siam re mica in Siberia:
Dio l volesse! Oh che miseria 20
cavalcar l Italia!
Qui, nell aria, nel terreno,
chi lo sa? c è del veleno:
buscherato il genio!
Letteratura italiana Einaudi 137
Giuseppe Giusti - Poesie
Un Altezza di talento 25
questo bel ragionamento
faccia a se medesimo:
se la stessa teoria
segue, salvo l eresia,
il morale e il fisico; 30
anco il lume di ragione,
per virtù di riflessione,
cresce e si moltiplica.
E siccome a chi governa
è nemica la lanterna 35
che portò Dïogene,
dal mio Stato felicissimo
(che per grazia dell Altissimo
serbo nelle tenebre)
imporrò con un decreto 40
che chi puzza d alfabeto
torni indietro subito;
e proseguano il vïaggio,
purché paghino il pedaggio,
solamente gli asini. 45
Ma quel matto di Granduca
di tener la gente ciuca
non conosce il bandolo.
Qualche birba lo consiglia,
o il mestare è di famiglia 50
vizio ereditario.
Letteratura italiana Einaudi 138
Giuseppe Giusti - Poesie
Guardi me, che so il mestiere,
e che faccio il mio dovere
propagando gli ebeti.
Per antidoto al progresso, 55
al mio popolo ho concesso
di non saper leggere.
Educato all ignoranza,
serva, paghi, e me n avanza:
regnerò con comodo. 60
Sì, son Vandalo d origine,
e proteggo la caligine,
e rinculo il secolo.
Maledetto l Ateneo,
che festeggia il Galileo, 65
benedetto l lndice.
Letteratura italiana Einaudi 139
Giuseppe Giusti - Poesie
LA VESTIZIONE
Quando s aprì rivendita d onori,
e di croci un diluvio universale
allagò il trivio di Commendatori;
quando nel nastro s imbrogliaron l ale
l oche, l aquile, i corvi e gli sparvieri; 5
o, per parlar più franco e naturale,
quando si vider fatti cavalieri
schiume d avvocatucci e poetastri,
birri, strozzini ed altri vituperì;
tal che vedea la feccia andare agli astri, 10
né un soldo sciupò mai per tentar l ambo
al gran lotto dei titoli e dei nastri,
nel cervellaccio imbizzarrito e strambo
sentì ronzar di versi una congerie:
e piccato di fare un ditirambo, 15
senza legge di forme o di materie,
le sacre mescolò colle profane,
e le cose ridicole alle serie.
Parole abburattate e popolane,
trivialità cucì, convenïenti 20
a celebrar le gesta paesane,
e proruppe da matto in questi accenti,
ai rètori lasciando e a burattini
grammaticali ed altri complimenti.
Rósa da nobiltà senza quattrini 25
Letteratura italiana Einaudi 140
Giuseppe Giusti - Poesie
casca la vecchia Tavola, e la nuova
è una ladra genia di Paladini.
Tanta è la sua viltà che non ne giova:
e i bottegai de titoli lo sanno,
ma tiran via perché gatta ci cova. 30
Come di Corte rïempir lo scanno
che vuotan Conti tribolati? e come
le forbici menar, se manca il panno?
Volle di cavalier prendere il nome,
spazzaturaio d anima, un droghiere: 35
Bécero si chiamò di soprannome.
In diebus illis girò col paniere
a raccattare i cenci per la via,
da tanto ch era nato cavaliere.
Trovo che fece anco un sinsin la spia, 40
poi, come non si sa, l ipotecario;
di questo passo aprì la drogheria.
E coll usura, e facendo il falsario,
co frodi, e con bilance adulterate,
gli venne fatto d esser milionario. 45
Volle, quand ebbe i rusponi a palate,
rubar fin la collottola al capestro,
e col nastro abbuiar le birbonate.
D un Balì, che di Corte è l occhio destro,
dette di frego a un debito stantio; 50
e quei l accomodò col Gran Maestro.
Brillava a festa la casa di Dio
Letteratura italiana Einaudi 141
Giuseppe Giusti - Poesie
tra il fumo degl incensi e i lampadari:
d organi e di campane un diavolio
chiamava a veder Bécero agli altari 55
a insudiciare il sacro Ordin guerriero,
che un tempo combatté contro i corsari.
A lui d intorno il nobilume e il clero,
le parole soffiandogli ed i gesti,
in tutto lo ciurmavan cavaliero. 60
Tra i preti, tra i taù, con quelle vesti,
alterar si sentì la fantasia,
né gli pareano più quelli né questi;
ma li vedea mutar fisonomia,
e dall altar discendere e svanire 65
le immagini di Cristo e di Maria.
Era la chiesa un andare e venire
di fieri spettri e d orribili larve,
con una romba da farlo ammattire.
Crollò il ciborio, si divelse e sparve; 70
e nel luogo di quello una figura
magra e d aspetto tisico gli apparve.
In mano ha la cambial, dalla cintura
di molti pegni un ordine pendea:
la riconobbe tosto per l Usura 75
dalla pratica grande che n avea:
vide prender persona i candelieri,
e diventar di scrocchi un assemblea.
Parean nobili tutti e cavalieri,
Letteratura italiana Einaudi 142
Giuseppe Giusti - Poesie
e d accordo gridavano al fantasma: 80
Mamma, Pisa per voi doventa Algeri.
Com uom che per mefitico mïasma
anela e gronda d un sudor gelato,
o come un gobbo che patisce d asma,
Bécero si sentì mozzare il fiato: 85
alzossi, e per fuggir volse le spalle:
ma gli treman le gambe, e d ogni lato
di strane torme era stipato il calle.
Grullo, confuso
rimase lì; 90
col manto il muso
si ricoprì.
Da quella faccia
che lo minaccia
celarsi crede, 95
ma sempre vede
cose d inferno
coll occhio interno
della paura,
che non si tura. 100
Anzi, raccolto
in se medesimo,
si sentì l animo
vié più sconvolto.
E di più nere immagini 105
gli si turbò la mente.
Sognò l accusa, il carcere,
la Corte, il Presidente;
in banco di vergogna
sedé coi malfattori; 110
Letteratura italiana Einaudi 143
Giuseppe Giusti - Poesie
udì parlar di gogna,
di pubblici lavori.
Tosato, esposto al popolo,
ai tocchi d un battaglio,
l abito nobilissimo 115
cangiò colore e taglio:
la croce sfigurata
pareva un cartellaccio,
lo sprone un catenaccio,
la spada una granata. 120
Poi vide un alta macchina.
un militar corteo;
fantasticò d ascendere
su per uno scaleo;
e sotto una gran folla; 125
allato, un cappuccino:
fu messo a capo chino,
e udì scattar la molla.
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